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Ultrabericus 2018: L'orgoglio di essere ultraberico


Sapete quando avete quella voglia di fare una cosa che non state nella pelle? Ecco l'Ultrabericus di quest'anno ho proprio voglia di farlo; vivo i giorni prima nell'attesa, una gioiosa attesa! In barba alle previsioni climatiche nefaste.

Anche quest'anno vado in treno. Mi piace non dovermi preoccupare del parcheggio. Mentre viaggio mi accorgo che ho l'ultimo treno per il ritorno alle 20:14.  Considerando le 8 ore di gara, doccia e re-integro ci sto' dentro... ma non devo attardarmi sennò tornare diventa impossibile.
Alle 7 sono già al ritiro, mi preparo, rifaccio colazione e saluto tutte le facce note via via che arrivano. 

Mi attardo alla consegna bagagli con Andrea e con Emanuele, ci scambiamo qualche idea su come affrontare pioggia ed eventuale freddo. Parlo anche del percorso e secondo Emanuele questo giro (ogni anno si cambia verso) è di 15 minuti più lungo (e con l'incognita fango di oggi consideriamo pure 30 va' ). Penso un po' al mio treno, ci sto dentro anche così e mi mantengo tranquillo.
Alle 9 e 30 mi dirigo verso la piazza, incontro Gianluca, ormai compagno di svariati trail e insieme attendiamo lo start.

C'è il gotha del trail oggi qui. Tutti a caccia delle maglie per rappresentare l'Italia ai mondiali. L'Ultrabericus fa gara di selezione e ciò lo rende particolarmente competitivo quest'anno. La piazza è gremita: siamo in 1100.
Sono le 10 e il serpentone si avvia, piccolo giro in centro, bella accellerata per il campo marzio e su verso monte Berico.
Sto molto bene e senza forzare cerco di guadagnare la "mia posizione" nel torpedone per non essere né imbottigliato né di tappo.

Corro tranquillo sui prati e sui primi saliscendi, ma da subito il fango la fa da padrone: al 5 km, in piano, scivolo curvando e cado sporcandomi alquanto... verso il 10 km risuccede. Bello sporco sono, ma sono caduto sul morbido. Tutto ok.

In men che non si dica sono al primo ristoro. Qui i ristori sono ogni 10 - 12 chilometri e decido di fermarmi a bere e mangiare qualcosina da subito: tenere fino al km 24 potrebbe essere più difficile.
Riparto alla caccia della prima salitona di giornata che si palesa al km 18 circa,  sono ancora piuttosto fresco e la affronto bene, arrivo velocemente al secondo ristoro.  I ristori dell'Ultrabericus sono incredibili, c'è di tutto: datteri già denocciolati, cubi di speck e soppressa, ministra calda. Per ora mi limito al the e a un po' di frutta secca, ma andando avanti mi prenderò qualche soddisfazione in più.
Fa uno strano effetto girare al contrario rispetto all'anno scorso, vedere i ristori in cui boccheggiavi l'anno scorso ora che sei ancora fresco... È un po' straniante!
Dopo il secondo ristoro si scende veloci prima della seconda salita che ci porterà all'eremo di San Donato, metà gara e  zona cambio staffette.

Tengo d'occhio tempi e compagni di viaggio, sto viaggiando meglio dell'anno scorso, ma la strada è ancora lunga. Se mantengo questo ritmo fino a dopo la terza salita poi... beh è fatta.
Questa parte del percorso è meno fangosa perché la zona attorno all'eremo è più rocciosa.

La salita all'Eremo è lunga e dura. Ci arrivo e sento i "Vai Cimbro" di Mototata e Arla, le ringrazio e mi fermo al ristoro. Mi attardo un po' e faccio un bel carico... so che c'è ancora in po' di salita e voglio affrontarla con energia e adoro il the caldo quando piove!

Salgo ancora un po' e poi via giù veloci, siamo al 40esimo, manca ancora la terza salitona che si palesa dopo un paio di chilometri. Via via si sale, anche questa è bella lunga e qualche crampetto qua e là comincia a farsi sentire. Calma e gesso, sfrutto qualche mini discesa per smollare le cosce e mantengo la situazione sotto controllo. Mi attacco ad una signora che va come un treno in salita. Ci superiamo varie volte e ci scherziamo su... lei mi dice "Guarda che non mollo mai eh!?!? Me lo dice sempre mio marito, son dura da uccidere!"
Ristoro 4, intorno al 48 esimo, ora le salite grosse son terminate, ma ci sono un paio di rampe fastidiose. Quasi tutto è fastidioso con 50 km sulle gambe. Ampio carico di the e riparto.
Dall'eremo in poi il terreno si è fatto via via piu fangoso, ancora gestibile, ma peggiora sempre di più. La simpatica signora viene raggiunta dal marito, ma io mi sento bene e sta parte cerco anche di spingerla e la stacco (Nota a posteriori: Credo che la "signora" sia Michela Uhr, e ti credo che andava come un treno... questa l'Utrabericus l'ha pure vinto!). 


Ora si scende non con troppa pendenza, cerco di far andar le gambe senza forzare troppo, ma di avere una azione regolare, appena c'è un accenno di salita qualche crampetto mi parte alle cosce, ma gestibile.

56 esimo km. Arrivo ad una discesa incredibile, un sentiero di fango con un inclinazione assurda. Lo affronto cercando di stare ai bordi, sicuramente più solidi, ma pieni di rovi o piante taglienti. Cado e mi infango nuovamente, ma non ho intenzione di mollare adesso. Vorrei fare meglio dell'anno scorso, posso farlo. Mi rialzo e avanzo con tanto coraggio e poca agilità, cado di nuovo, ma non cedo. Sorpasso un paio di colleghi che imprecano e vedo uno sconsolato Naz. Aveva in mente un'altra gara, altro che ruzzolare nel fango.

Scivolo un pezzo anche col sedere, ma arrivo giù. Mi rimetto a correre, guardo l'orologio, ho perso un bel po', ma nulla di irreparabile... sub 8 ancora possibilissimo.
Ristoro 5, km 58. Ok adesso ci sono solo un paio di salitine, le scalette e la gloria. Ricarica di the, un po' di banana, che con i crampi non ci ammazziamo proprio ora... e su, per la prima salitina. Ovviamente infangata.

Ormai sento l'odore dell'arrivo, ma ci sono ancora una manciata di km. Sento il rumore dell'autostrada, la scavalchiamo e scendiamo, ma, mentre nella mia testa già vedevo piazza Signori, mi si staglia davanti agli occhi una strada che è un'enorme acquitrino. Mi rendo conto che non ha senso cercare di appoggiare il piede sull'asciutto o di tenere un lato o l'altro. Qua si va di cattiveria! Vado dritto per dritto e veloce anche. I miei piedi sprofondano, ma cerco di andar veloce comunque per non piantarmi, in certi momenti i piedi affondano oltre alla caviglia.

Finisce anche questo paludoso tratto e sogghigno guardandomi le gambe completamente marroni. Sarà un onore entrare in piazza Signori così! 

Eh, ma non è mica finita, abbiamo un parco dentro una villa da attraversare ancora, con degli scalini di legno e terra che ovviamente sono fango: vabbuo' ... ormai!


Esco dal parco e mi dicono, dai, 2 km! E io accelero perché ormai è tutto piano o discesa, non mi fermo fino alla basilica... In men che non si dica vedo le scalette e poi asfalto. Seguo il nastro giallo veloce... ah si ecco il ponte (uff ancora salita), me lo ricordavo e poi piazza Signori, la via transennata coi cartelloni, la gente che ti applaude e l'emozione di aver fatto una piccola impresa.
Anche quest'anno ce l'ho fatta e bene pure. 7h e 32 , 20 minuti meno dell'anno scorso pur correndo con tanto tanto fango.

Maglia da finisher e spilla recuperata. Poco dopo arriva anche Nicola, ottima gara anche la sua. Scambiamo due parole e andiamo a mangiare al pastaparty assieme.
È stata una gara molto dura e muscolare per le condizioni del terreno che però ho condotto sempre in modo molto lucido.

L'organizzazione è encomiabile, ristori fin troppo forniti e simpatia lungo tutto il percorso.

Anche quest'anno sono orgoglioso di essere un Ultraberico.

PS.
Alla fine dopo doccia e pastaparty ho preso il treno prima. Quello delle 19:14.

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