Maratona di Venezia, per la terza volta.
Come al solito, arrivo assieme ai colleghi del GAV e mi cambio davanti a Villa Pisani. Giretto di riscaldamento e pisciatina "daicheportabene" al parco. Scambio qualche parola con le facce note, Mattia, Luca, Franz, amici di corse e di avventure e sono pronto.
Stra, ore 9.00, contrariamente alle previsioni c'è un bel sole. Non vedo l'ora di correre questa mia terza Venice Marathon, non sono in formissima, ma mi posso divertire. La prendo come un allenamento di quelli belli.
Alle 9.20 si parte, comincio a correre con un discreto ritmo, ma capisco subito che non è giornata di spinta: se spingo sotto i 4 e 30 la coscia si lamenta. Allora penso di mettermi lì buono buono a 4 e 30 - 4 e 35 e di andare via regolare.
Man mano che si procede nel percorso il clima si rabbuia e tira un discreto vento e mi sento fin da subito molto affaticato; già ai 10 km mi fermo a bere e questo non è molto normale. Mi sento spossato e non capisco perché.
Rallento il ritmo e comincio a sentire crampi alla pancia inequivocabili... Urge una sosta tecnica, per fortuna al 15esimo c'è un bagno...
Riprendo a correre, ma niente, andatura lenta e sensazioni da morte imminente.
Che calvario. Medito il ritiro e lunghe pause dalle corse.
E non sono ancora arrivato alla Malcontenta, che sancisce la fine della parte che costeggia la riviera del Brenta, una delle parti belle e veloci della Venice Marathon.
Poi si gira per Marghera, un po' di vialoni, e arrivo ai 21 in 1h e 40. Mado' che tempaccio. Vabbè ormai è andata in vacca. Mi trascino fuori Marghera correndo e via verso Mestre.
A me il passaggio a Mestre è sempre piaciuto, è molto tifato! Quest'anno poi c'è una bella variante che ci fa fare qualche vietta del centro e il passaggio al nuovo museo. A fare il tifo lungo il percorso ci sono Matteo e Alice con la figlioletta che ho finalmente occasione di vedere. Mi fermo a fare pure due chiacchere, che ormai del tempo non mi frega più niente. Anzi respiro va.
Riparto e punto Parco San Giuliano, con l'obbiettivo di trovarvi un bagno, evidentemente la pancia non è ancora apposto.
Dopo il solito giro dell'oca per il grande parco alla fine trovo i bagni chimici e faccio la seconda sosta di giornata. E me la prendo pure comoda.
Esco e dopo pochi metri mi rendo conto che ho svoltato. La sensazione di morte imminente non c'è più e comincio a correre meglio. Alla buon'ora direi... Siamo oltre il 30esimo con davanti un ponte lunghissimo e bersagliato da un vento contrario e forte (raffiche fino a 70 km/h).
Ma sono finalmente in fase positiva, comincio a superare un bel po' di gente e anche se il vento contrario mi rallenta sono bello costante. Passo il ponte a spron battuto e scendo a Venezia. Un po' di strade di raccordo prima di scendere in riva, qui passo Luca un po' in crisi e mi lancio verso i ponti finali.
Ma appena entriamo in riva ci troviamo di fronte a 20-30 cm di acqua. È l'acqua alta di Venezia che copre ormai tutti gli ultimi km. Metto i piedi a mollo un po' titubante, ma non è un 5 metri che puoi guadare al passo, sono chilometri. Cerco i "corridoi" di banchina dove l'acqua è più bassa e ricomincio a correre. E rido, rido come un pazzo, mentre tra i miei colleghi c'è chi bestemmia e chi si toglie le scarpe e va a piedi nudi. Questo risvolto trail mi esalta, mi carica.
A piazza San Marco, fortunatamente, niente giro attorno alla piazza. Sarebbe stata una nuotata! Ma via dritti verso l'arrivo. Qui, Riccardo, che fa il tifo lungo il percorso, mi fotografa mente corro e godo come un riccio.
Qualche ponte e siamo arrivati.
Chiudo in 3h e 42' una maratona stranissima, con i primi 20-25 km dove avrei voluto togliermi il pettorale e mollare tutto, e gli ultimi 12-13, dove invece mi sono caricato ed alla fine pure esaltato!!
Alla fine anche in una giornata così, bersagliata da vento e acqua alta, la maratona di Venezia merita sempre. Anzi potrò pure dire che, nel 2018, quell'edizione con l'acqua alta... Beh io c'ero!
Commenti
Posta un commento